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lunedì 9 ottobre 2017

DONNE NELLA STORIA - GRAZIA DELEDDA


(immagine presa dal web)

Maria Grazia Cosima Deledda (Nuoro, 27 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936) è stata una scrittrice italiana, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926.

Grazia Deledda, quinta di sette tra figli e figlie, in una famiglia benestante.
Dopo aver frequentato le scuole elementari, Grazia Deledda venne seguita privatamente da un professore ospite di una parente della famiglia Deledda che le impartì lezioni di base di italiano, latino e francese (i costumi del tempo non consentivano alle ragazze un'istruzione oltre quella primaria e, in generale, degli studi regolari). Proseguì la sua formazione totalmente da autodidatta. Importante per la sua formazione letteraria , nei primi anni della sua carriera da scrittrice, fu l'amicizia con lo scrittore, archivista e storico dilettante sassarese Enrico Costa che per primo ne comprese il talento.

Esordì come scrittrice con alcuni racconti pubblicati sulla rivista "L'ultima moda" quando affiancava ancora alla sua opera narrativa quella poetica. Nell'azzurro, pubblicato da Trevisani nel 1890 può considerarsi la sua opera d'esordio. Ancora in bilico tra l'esercizio poetico e quello narrativo.

Nell'ottobre del 1899 la scrittrice si trasferì a Roma e in seguito alla pubblicazione di Anime oneste del 1895 e di Il vecchio della montagna del 1900, oltre alla collaborazione sulle riviste "La Sardegna", "Piccola rivista" e "Nuova Antologia", la critica iniziò ad interessarsi alle sue opere, che vantarono prefazioni di nomi quali Ruggero Bonghi e Luigi Capuana. Nel 1900, sposò Palmiro Madesani, funzionario del Ministero delle Finanze, conosciuto a Cagliari. Nel 1903 la pubblicazione di Elias Portolu la confermò come scrittrice e la avviò ad una fortunata serie di romanzi e opere teatrali: Cenere (1904), L'edera (1908), Sino al confine (1911), Colombi e sparvieri (1912), Canne al vento (1913), L'incendio nell'oliveto (1918), Il Dio dei venti (1922). Da Cenere fu tratto un film interpretato da Eleonora Duse.

La sua opera fu apprezzata da Luigi Capuana e Giovanni Verga oltre che da scrittori più giovani come Enrico Thovez, Pietro Pancrazi e Renato Serra. Fu presto riconosciuta e stimata all'estero.

Nel 1926 Grazia vinse il premio nobel.

La narrativa della Deledda si basa su forti vicende d'amore, di dolore e di morte sulle quali aleggia il senso del peccato, della colpa, e la coscienza di una inevitabile fatalità.

Il sapore vagamente verista della sua produzione le procurò le antipatie degli abitanti di Nuoro, in cui le storie erano ambientate.
I suoi concittadini erano infatti dell'opinione che descrivesse la Sardegna come terra rude, rustica e quindi arretrata. In realtà non era intenzione della Deledda assumersi un impegno sociale come quello che spesso caratterizzò il Verismo.

Il segreto e la forza della sua narrativa stanno proprio nella magistrale rappresentazione dell’automodello sardo, nella proiezione simbolica del suo universale concreto: l’isola è intesa come luogo mitico e come archetipo di tutti i luoghi, terra senza tempo e sentimento di un tempo irrimediabilmente perduto, spazio ontologico e universo antropologico in cui si consuma l’eterno dramma dell’esistere. La coscienza del peccato che si accompagna al tormento della colpa e alla necessità dell’espiazione e del castigo, la pulsione primordiale delle passioni e l’imponderabile portata dei suoi effetti, l’ineluttabilità dell’ingiustizia e la fatalità del suo contrario, segnano l’esperienza del vivere di una umanità primitiva, malfatata e dolente, 'gettata' in un mondo unico, incontaminato, di ancestrale e paradisiaca bellezza, spazio del mistero e dell’esistenza assoluta.

Grazia Deledda fu anche traduttrice, è sua infatti una versione di Eugénie Grandet di Honoré de Balzac.

Ammalata di tumore, Grazia Deledda morì il 15 agosto 1936, lasciando incompiuta la sua ultima opera "Cosima, quasi Grazia".

Le spoglie della Deledda sono custodite in un sarcofago di granito nero levigato nella chiesetta della Solitudine ai piedi del Monte Ortobene di Nuoro.

La sua casa natale, nel centro storico di Nuoro (Santu Predu), è adibita a museo.


Fonte Wikipedia.
Per maggiori informazioni: http://it.wikipedia.org/wiki/Grazia_Deledda

4 commenti:

  1. Una donna fantastica, un esempio di vita, la sua casa museo a Nuoro è emozionante. Leggere i suoi romanzi un insegnamento.
    Maris

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  2. Mi piacciono questi post, mi fanno scoprire qualcosa in più sulle grandi donne di cui ci parli. Grazie e brava!

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    1. E' bello per me condividere questi post con voi, perchè nella storia ci sono state tante donne degne di nota.

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